Storia del Judo


La disciplina che oggi è praticata in tutto il mondo sotto il nome di Judo nasce dal tradizionale Jujitsu o Jujutsu del vecchio Giappone. Le tecniche di quest’ultimo, dopo essere state ries
aminate, scelte, sistematizzate e unite a un ideale, divennero quelle del Judo. Prima dell’avvento delle armi da fuoco, in Giappone nei corpo a corpo i guerrieri utilizzavano spade e lance e occasionalmente combattevano a mani nude. Questa tecnica, chiamata Kumiuchi, fu bandita nel 1877 da un decre to che impediva anche l’uso della spada lunga e di quella co rta, spesso usate insieme dai guerrieri giapponesi. Questi necessitavano dunque di una tecnica di difesa che permettesse loro di adempire a certi incarichi senza farsi uccidere. Furono studiati dei metodi speciali per colpire con le mani, le dita, il gomito e il pugno, il ginocchio, il tallone e il piede, per torcere o spezzare le articolazioni, per permettere ad una persona disarmata di sottomettere un avversario.
Queste forme di lotta si trasformarono nel tempo a seconda dei vari influssi: nell’Estremo Oriente, ad esempio, si svilupparono il Sumo e la lotta giapponese. I diversi sistemi di lotta, raffinati per necessità di sopravvivenza nei campi di battaglia, in seguito furono tutti chiamati con il nome di Jujitsu. Mentre nel Medio Evo veniva utilizzato  unicame
nte dai guerrieri giapponesi (i famosi Samurai), a partire del XVII secolo fu praticato da tutti. Questo aveva numerose scuole, che si distinguevano tra di loro per i propri metodi.
In generale il Jujitsu può essere definito come un’arte di attacco e di difesa, il più delle volte senza uso di armi, contro un avversario armato o meno. Dai documenti disponibili al giorno d’oggi, si può dedurre con sicurezza che esso prese forma sistematica nell’ultima metà del XVI secolo e si sviluppò fino all’ inizio del XIX.
Attorno al 1860 il Giappone fu testimone di numerosi cambiamenti rivoluzionari; le truppe di Sutsuma, Choshu ed altri si impadronirono del palazzo imperiale, fino ad allora in custodia dello shogun Tokugawa, cui vennero confiscate le terre in seguito all’abolizione dello shogunato. Con la fine del sistema feudale la nazione respingeva la cultura e le istituzioni tradizionali, volgendosi alla cultura dei più “progrediti” paesi dell’Europa e dell’America. Nel 1871 l’ordinanvolto di Jigoro Kanoza che proibiva ai samurai di portare le spade segnò il rapido declino delle arti marziali e il Jujitsu non fece eccezione: le diverse scuole cominciarono a decadere e furono sul punto di scomparire del tutto. E’ in questo contesto che si inserisce Jigoro Kano , l’inventore del Judo.

Kano era un giovane dal fisico debole: tr oppo fiero per sottomettersi ed insofferente della brutalità dei compagni più forti, decise di farsi rispettare a tutti i costi. Avendo sentito parlare del Jujitsu, decise di apprenderlo. Ma per tutte le inquietudini sociali di cui abbiamo detto, quasi tutti i Maestri di Jujitsu si erano occupati in altre professioni ed era quindi difficile trovare un buon insegnante. Incontrò finalmente Teinosuke Yagi, che gli insegnò i rudimenti dell’arte. Kano considerò il Jujitsu un prezioso bene culturale e sociale da non disperdere, ma lo modificò ed adattò alla necessità del momento fino a trasformarlo in una pratica sportiva, consentendone così una maggiore diffusione.
Fondò nel 1882 una scuola chiamata Kodokan, e cominciò a insegnare il proprio metodo denominandolo Ju-do (via, principio della flessibilità) invece che Ju-jitsu (arte, tecnica della flessibilità).
“Studiai il Jujitsu” dice Kano, “non solo perché lo trovavo interessante, ma anche perché lo ritenevo il mezzo più efficace per l’educazione sia del corpo sia dello spirito.”
C’erano ed esistono tuttora numerose differenze fra Judo e Jujitsu. L’ideogramma Jitsu corrisponde al concetto di “Scienza”, “Arte” o “Tecnica” e si riferisce allo studio e alla pratica dei metodi della lotta nella loro applicazione bellica, sia per le forme di combattimento a mani nude, sia con le armi.
Alcune scuole di Jujitsu indulgevano spesso in tecniche violente e pericolose, sia nelle proiezioni, sia nelle tensioni di gambe e braccia, quindi molte persone ritenevano fosse nocivo.
Tale insegnamento non veniva impartito come applicazione di un principio superiore ma semplicemente come invenzione dei singoli maestri. Inoltre gli allievi più anziani sp
esso picchiavano o maltrattavano per divertimento i principianti, tanto che il Jujitsu era mal visto e considerato come un’attività la cui influenza sui giovani era negativa.
Kano voleva dimostrare che quanto insegnava non era una pratica pericolosa, non era il Jujitsu che alcuni insegnavano, ma il Judo: qualcosa di totalmente diverso.
L’ideogramma Ju corrisponde al concetto di “Adattabilità”, “Cedevolezza”, “Armonia”, e rappresenta appunto la possibilità di adattassi alle circostanze non opponendo una resistenza fisica e spirituale, ma sfruttando a nostro vantaggio l’energia e la forza che ci viene imposta. L’immagine del bambù piegato al suolo dalla forza tremenda della tempesta e che, quando questa è passata si raddrizza con vigore, o del salice i cui rami cedono sotto il peso della neve facendola cadere sul terreno per poi riprendere la propria posizione naturale, rendono perfettamente il concetto di Ju.
L’ideogramma cino-giapponese Do (o, in giapponese, Michi) corrisponde al significato di “Via”, “Metodo”, e si riferisce al cammino che bisogna percorrere per arrivare alla conoscenza, per vivere un’esistenza da uomo libero, prendendo atto delle problematiche che questa scelta comporta. La disciplina del Judo deve ispirarsi ad un Principio Universale, che consiste nel massimo e più efficace uso dell’energia mentale e fisica, diretto il raggiungimento di uno scopo preciso.
La nascita e gli sviluppi del Judo sono dovuti alla grande dedizione di Jigoro Kano, che dedicò tutta la sua esistenza alla crescita e sull’evoluzione di questa disciplina.
Kano nacque il 18 ottobre 1860 a Mikage una cittadina presso Kobe, nel distretto di Hyogo. Era il terzo figlio di Jirosaku Mareshiba Kano, intendente navale dello shogun Tokugawa, governatore supremo di nomina imperiale.
In realtà quello di intendete navale era probabilmente un ti
tolo onorifico; la famiglia Kano poneva la base della propria agiatezza economica sulla produzione del saké, la tipica bevanda alcolica giapponese ottenuta dalla fermentazione del riso.
la famiglia KanoIl giovane Kano si dimostrò un bambino prodigio negli studi ma, per la sua costituzione minuta, incapace di praticare i giochi allora in voga e quindi maltrattato continuamente dai compagni più robusti. Jigoro decise allora di sviluppare il proprio fisico con il baseball e il canottaggio prima e con il Jujitsu, visti gli scarsi risultati, dopo.
Il padre si oppose a questa scelta; le scuole rimaste erano frequente da persone violente e avevano perso tutto il loro prestigio.
Tuttavia Jigoro si avvicinò a tale disciplina e nel 1877 si iscrisse alla facoltà di lettere dell’università di Tokio, riuscendo ad evitare il controllo paterno e potendo così entrare a far parte della scuola di Hachinosuke Fukuda, dove si specializzò negli Atemi (tecniche di percussione), negli Osae Waza (tecniche di immobilizzazione) e negli Shime Waza (soffocamenti). Successivamente Kano, dopo aver a lungo sviluppato i principi di altre scuole e dopo esser stato riconosciuto “esperto” dalle due scuole principali, la Jochin Ryu e la Shin no Scindo Ryu, poté fondare un nuovo Ryu che chiamò Kodokan (luogo per lo studio della via); era il 1882.
La prima sede del Kodokan fu una sala nel piccolo temp
io buddista di Eisho, attrezzata con 12 tatami (2x1 m ciascuno). La seconda sede si aprì poco lontano dal tempio Eisho, con una superficie di 24 tatami, la terza ed attuale sede, infine, permette la pratica ad alcune centinaia di judoka su 662 m2  di tatami in 7 sale.
Jigoro divenne presidente del Kodokan nel 1894, nel 1909 divenne primo membro giapponese del Comitato Internazionale Olimpico e fu rappresentante del Giappone in tutte le Olimpiadi a partire dal 1912. Nel 1938, al Cairo, riuscì a far designare Tokyo quale sede della XII Olimpiade.
Quest’atto fu la sua ultima fatica in favore dello sport giapponese poiché sulla via del ritorno in patria il 5 maggio 1938, morì sul piroscafo Hikawa Maru di una polmonite fulminante.
La pratica del Judo si è modificata nel tempo fino a configurarsi come disciplina sportiva a livello mondiale. Il Judo comparve per la prima volta in una competizione sportiva a livello internazionale a Parigi in occasione dei Campionati d’Europa del 1951 ed ai mondiali di Tokyo nel 1956; sempre a Tokyo approdò alle Olimpiadi con la novità delle categorie di peso. Questo alterò i principi del Judo Kodokan di Jigoro Kano, ma si rese necessario per l’oggettiva superiorità fisica degli atleti più pesanti che, a dispetto dell’applicazione dei fondamenti tecnici, prevalevano sui più leggeri.
Da queste date in poi, con le cadenze decise dal CIO (Comitato Internazionale Olimpico) e dalle Federazioni Internazionali organizzatrici delle manifestazioni sportive, queste competizioni non si sono mai interrotte, ma si sono anzi moltiplicate nel tempo sia quanto a numero di nazioni partecipanti, sia per formule di gara: i Campionati d’Europa, del Mondo e le Olimpiadi Femminili, gli Europei a Squadre, I Mondiali Militari, la Coppa del Mondo a Squadre, i Mondiali Universitari, la Coppa Europa per Club e tutte le varie competizioni di livello inferiore
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Tutto questo contrasta con l'eredità spirituale etica e morale lasciata dal maestro Kano, contrario alle pubbliche competizioni poiché considerava il Judo esclusivamente come un metodo che può essere applicato da ogni persona per allenare il proprio corpo ed il proprio spirito. D'altro canto si deve riconoscere che, se non ci fosse stata la forza trainante dell'agonismo, il Judo non si sarebbe potuto diffondere in modo così rilevante nel mondo per diventare quel grande strumento d'incontro, unione e confronto che è oggi.